21/11/2024 BORGO VALBELLUNA – Quattro ore di sciopero a fine turno domani dei lavoratori della Ceramica Dolomite, rinata poco più di due anni fa dalle ceneri dell’Idealstandard. Perdite milionarie e nessuna iniezione di liquidità da parte della cordata veneta trainata dal Banca Finint del presidente Enrico Marchi. Il futuro, di nuovo, è appeso a un filo. || Il 7 novembre 2022 si fece festa allo stabilimento produttivo di Borgo Valbelluna per la rinascita della società e dello storico marchio Ceramica Dolomite. Ma frizzi, lazzi e cotillon si sono liquefatti come neve al sole perchè sul futuro della fabbrica e dei 350 lavoratori incombono di nuovo nubi minacciose. Per garantire una boccata d’ossigeno servirebbero almeno 5 milioni di euro, ma non è chiaro se i soci della cordata di imprenditori trainata dal presidente di Banca Finint Enrico Marchi con Delfin, Luigi Rossi Luciani e Za-Fin, vogliono mettere mano alle rispettive casse. E quindi la situazione è drammatica: dopo un incontro al tavolo di crisi in Regione della settimana scorsa i sindacati si sono trovati di fronte all’indisponibilità dell’azienda a erogare l’una tantum di 710 euro con lo stipendio di ottobre per il recupero del nuovo contratto di lavoro; a settembre è partita la cassa integrazione e c’è preoccupazione per tredicesima e stipendio di dicembre. Per domani perciò è stato proclamato lo sciopero di 4 ore a fine turno. Il sindaco Stefano Cesa rimanda ai prossimi giorni il suo commento e si limita a dire: “La situazione è delicata”. Il problema principale, per i sindacati, è la politica commerciale e a nulla fino ad ora è valso il tentativo di cambiare tre amministratori delegati. La situazione è rimasta invariata. “Deve diventare una fabbrica in cui le decisioni commerciali e industriali si prendono insieme” le parole di due anni fa ai nostri microfoni Luciano Favero, già a.d. di ceramica Dolomite e senior banker di Banca Finint. Ma qualche ingranaggio – con tutta evidenza – deve essersi incastrato e della intraprendenza degli imprenditori veneti sostenuti dall’enorme lavoro di squadra che vide scendere in campo anche i vescovi a capo di una storica marcia silenziosa rischia di non restare più nulla. (Servizio di Tiziana Bolognani)
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