12/11/2024 BELLUNO – La carenza dei medici è un problema cronico quanto comune in Veneto e in tutta Italia. Ma è nelle zone – a torto definite marginali – che il problema si fa sentire più che altrove. “Bisogna lavorare insieme e smettere di delegittimare la sanità pubblica” il monito del direttore della sanità del Veneto Massimo Annicchiarico. || La sanità non risponde al concetto di pianta organica. Sono i servizi e le attività a quantificare il numero di medici e infermieri necessari a far funzionare il sistema. Dopo il Covid, per fare un esempio concreto, il numero di infermieri in forza all’Ulss 1 è aumentato rispetto al 2019 ma contestualmente è stato forte l’incremento dell’attività sul territorio e quindi oggi come nel 2019 c’è ancora bisogno di infermieri. Diverso il caso dei medici: rispetto a 5 anni fa, a fine ottobre, sulla carta, all’Ulss Dolomiti ne mancano 40. All’Ulss 1 le carenze sono coperte da liberi professionisti per lo più pensionati, dai medici ingaggiati dalle cooperative, per la parte residuale necessaria ai pronto soccorso, e dai turnisti che arrivano soprattutto dall’azienda ospedaliera di Padova grazie ai quali l’azienda sanitaria bellunese riesce a tenere aperti interi reparti. Per affrontare la carenza di medici bisogna lavorare insieme, spiega il numero uno della sanità del Veneto, Massimo Annicchiarico che annota: “Non mi pare che tutti i segnali siano orientati a sottolineare il valore della sanità pubblica come difesa di un bene civico”. – Intervistati MASSIMO ANNICCHIARICO (DIRETTORE GENERALE SANITA’ REGIONE VENETO) (Servizio di Tiziana Bolognani)


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