06/08/2023 VENEZIA – Cresce anche nei fiumi e laghi veneti il bracconaggio ittico che mette a rischio la fauna dei nostri corsi d’acqua ma anche un intero settore quello della pesca sportiva che attira ogni anno migliaia di turisti || Bande organizzate provenienti dall’est europa che dopo il divieto di pesca lungo il Delta del Danubio si sono spostate in Italia dove da alcuni anni stanno dando vita al bracconaggio ittico, fenomeno sempre più in aumento anche nei laghi e fiumi veneti. 200 quintali di pesce a settimana pescati illegalmente con una perdita economica per il settore della pesca sportiva e dell’indotto stimata in 3 miliardi di euro all’anno. Le bande agiscono attraverso l’elettropesca, utilizzando cioè corrente elettrica. Una modalità d’azione che mette in pericolo la fauna dei nostri laghi e fiumi, con la morte della popolazione ittica colpita dalle scariche ma anche con un inquinamento delle acque dove spesso i bracconieri abbandonano le batterie utilizzate. Ma a rischio è anche il turismo legato alla pesca sportiva che muove un’importante flusso di persone. Fipsas in questi anni attraverso le sue guardie volontarie ha avviato una collaborazione con i carabinieri forestale fornendo informazioni utili per catturare le bande. Un’azione quella dei pescatori che porta con sè pesanti rischi. Il pesce pescato illegalmente attraversa i confini italiani grazie a false licenze di pesca professionale in mano ai bracconieri. Ed è qui che intende intervenire la proposta di legge presentata nella precedente legislatura dal leghista Simone Bossi che il prossimo 6 settembre sarà discussa in commissione per poi passare alla Camera – Intervistati TOMASSO CAPPUCCIO (Responsabile Regionale Guardie Volontarie Ittiche Fipsas), SIMONE BOSSI (Lega) (Servizio di Francesca Bozza)


videoid(Z_mlwpXUihs)finevideoid-categoria(a3treviso)finecategoria