07/06/2023 TREVISO – Quello di Anica Panfile è stato un omicidio d’impeto. Le indagini serrate dei carabinieri per scoprire la verità sulla morte della mamma 31 enne. || Anica quel giorno, ha incontrato il suo assassino. Probabilmente lo conosceva, con lui aveva un appuntamento. Questa una delle piste seguite dagli investigatori. Un omicidio che potrebbe essere maturato per una questione economica, forse un debito. Ma il condizionale rimane d’obbligo. Certo, è che si tratta di un delitto d’impeto, non sarebbe stato premeditato. Forse una lite violenta, terminata con l’uccisione della 31 enne. Poi il killer si sarebbe disfatto del corpo gettandolo nelle acque del Piave dove è stata ritrovato tre giorni dopo. A dare l’allarme era stato proprio il compagno di Anica non avendola più vista tornare a casa. Era andata a lavoro presso l’abitazione di Franco Battaggia dove svolgeva periodicamente le pulizie. Poi di lei si erano perse le tracce. L’uomo avrebbe detto agli investigatori che quel giorno la 31 enne era preoccupata perché doveva dei soldi a qualcuno. Lui le avrebbe prestato 5 mila euro, la meta del debito, sempre secondo la sua versione. Ma di quei soldi che Anica doveva a qualcuno il compagno ha sempre sostenuto di non sapere nulla. Insomma un mistero ancora troppo fitto. Mancano fra l’altro gli esiti degli ulteriori accertamenti effettuati dall’ anatomo patologo. Accertamenti che potrebbero rivelare ulteriori novità. Sul fronte investigativo si stanno analizzando i tabulati delle chiamate ricevute e fatte dalla donna. Forse l’assassino l’aveva chiamata, le aveva dato appuntamento. Si indaga a 360 gradi. Nulla viene tralasciato. All’appello continuano a mancare la borsa ed il cellulare di Anica. Dove sono finiti? il killer potrebbe averli gettati altrove lontano dalla donna per depistare le indagini, oppure perché nel telefonino c’erano messaggi compromettenti (Servizio di Daniela Sitzia)


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