30/05/2023 VEDELAGO – Adescato in chat e poi legato e picchiato. Dopo il 50enne impiegato liberato dai carabinieri ora altre due vittime si sono presentate ai militari dell’arma: «Anche noi aggrediti dalla banda» || Dopo l’aggressione subita dal 50enne, legato e picchiato a sangue, da tre giovanissimi, altre due vittime si sono presentate dai carabinieri per denunciare la violenza: “anche noi siamo finiti nella trappola della stessa banda”. Insomma non sarebbe stata la loro unica volta, quella avvenuta lo scorso febbraio. L’uomo era stato adescato tramite un sito, poi convinto ad un incontro sessuale nel casolare abbandonato a Vedelago. Ma all’interno dell’edificio aveva trovato i tre ragazzi, un 15enne, un 19 enne ed un 20 enne. Immobilizzato e poi legato mani e piedi. Solo grazie all’intervento dei militari dell’arma che stavano controllando la casa in costruzione, il 50 enne era stato liberato. Si aggrava dunque la posizione dei ragazzi fermati. Proprio le indagini degli investigatori hanno portato a ritenere che il grave fatto non fosse isolato: a confermalo anche l’analisi del telefono del 20enne. A finire in manette per primo era stato il 19 enne bloccato mentre stava andando in un bancomat a riscuotere i soldi della carta di credito con il pin estorto alla vittima. Ma secondo l’inchiesta condotta dal pubblico ministero Barbara Sabbatini, la banda voleva colpire persone che si sarebbero macchiate di reati odiosi come la pedofilia.. Insomma un disegno chiaro dietro all’aggressione: disegno avvalorato dalle denunce delle altre due vittime. I carabinieri erano arrivati in via marconi grazie alle segnalazioni avute da alcuni cittadini che avevano notato un via vai nell’edificio. Così era scattato il blitz. Un piano folle che avevano gia attuato, un piano dettagliato e studiato nei minimi dettagli. A confermarlo sono le vittime, picchiate e terrorizzate. (Servizio di Daniela Sitzia)


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