22/02/2023 BELLUNO – Bilancio impegnativo quello relativo all’attività 2022 per il soccorso alpino e speleologico del Veneto. Oltre 1.300 le persone soccorse, ma solo il 5% di queste aveva una copertura assicurativa per le spese di recupero. || La mancata copertura assicurativa delle persone soccorse è una delle questioni che trova ampio spazio nella statistica dell’attività svolta dal soccorso alpino veneto. Lo ha sottolineato con forza il presidente Rodolfo Selenati durante la presentazione della relazione 2022 per ribadire la necessità di diminuire i rilevanti costi sociali che comportano gli interventi di soccorso in montagna. La delibera della Regione Veneto del 14 novembre 2011 parla chiaro e stabilisce la compartecipazione alla spesa sanitaria richiesta per il recupero di persone illese e di chi pratica sport ad alto rischio di soccorso. Il numero di fatture emesse lo scorso anno è aumentato se è vero che su 1.333 persone soccorse 569 erano illese. La causa principale degli incidenti in montagna è rappresentata dalla caduta ma a seguire ci sono malori per scarsa preparazione fisica, perdita di orientamento, incapacità e ritardi. Mettere la testa nello zaino, insomma, per evitare di andare incontro all’imponderabile, guardando e valutando con aspetto critico il bollettino dinamico dell’Arpav prima di affrontare l’escursione. Un vero e proprio esercito di angeli quello del Soccorso alpino: 750 i volontari in Veneto, 500 nella sola provincia di Belluno che di diritto sono parte attiva del sistema dell’emergenza sanitaria – hanno ricordato i vertici del Suem 118. Lo scorso anno oltre 1.100 missioni sono state compiute da Falco e da Delta Echo, il secondo elicottero attivato in via sperimentale a Cortina grazie al contributo di Dolomiti Emergency. – Intervistati RODOLFO SELENATI (PRESIDENTE CNSAS VENETO), ALEX BARATTIN (CAPO DELEGAZIONE CNSAS DOLOMITI BELLUNESI) (Servizio di Tiziana Bolognani)


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