16/10/2022 TREVISO – Il caso Unabomber, appello al procuratore della Repubblica di Trieste perché chieda la riapertura delle indagini: i reperti dell’epoca potrebbero essere analizzati con i moderni strumenti. || Riaprire le indagini su Unabomber, l’attentatore del Nord Est la cui identità non si è stati in grado di svelare, alla luce degli strumenti più moderni che scienza e tecnologia mettono a disposizione. Lo chiedono due delle vittime, tra cui la trevigiana Francesca Girardi, oggi 28enne, la bambina di Oderzo che nel 2003 perse l’occhio e la mano destra raccogliendo sul greto del Piave, a Fagarè della Battaglia, un evidenziatore manomesso; lo ha chiesto formalmente il giornalista Marco Maisano, autore della serie podcast del gruppo Gedi su Unabomber: autorizzato dal procuratore Antonio De Nìcolo a visionare i reperti raccolti negli anni, è ritornato alla luce, accuratamente custodito, il capello trovato nell’uovo acquistato nel novembre 2000 in un supermercato di Portogruaro, rimasto inesploso perché il compratore, un uomo di Azzano Decimo, si era insospettito notando uno strano filo che fuoriusciva. E poi altro materiale ancora, che potrebbe essere interessante riesaminare, oggi, con i moderni strumenti. Ora sta al magistrato decidere se chiedere al Gip la riapertura delle indagini. Sull’uovo c’era anche della saliva, da raffrontare con le sequenze contenute nella banca dati nazionale del Dna. Un caso tornato d’attualità grazie anche al documentario andato in onda nelle scorse sere sulle reti pubbliche, una vicenda poi ripresa da giornali e televisioni: Francesca Girardi ha ripercorso i minuti che le hanno stravolto l’esistenza: «Unabomber era lì – ha affermato sicura, riferendo di un uomo brizzolato, con capelli corti e occhiali, con addosso una camicia a fiori – ci ha visti – dice – ci ha scelti. Ci ha guardati sorridendo». Le indagini svolte dalle Procure di Pordenone, Udine, Treviso, Venezia e Trieste hanno portato negli anni a sospettare dell’ingegnere Elvo Zornitta, ma le accuse a suo carico sono cadute prima ancora di aprire il processo. L’unico condannato rimane a oggi un inquirente, il poliziotto Ezio Zernar, ritenuto responsabile della manomissione di un re (Servizio di Lina Paronetto)


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