27/09/2022 TREVISO – Mentre in via Bellerio a Milano è in corso il Consiglio Federale per analizzare la debacle, la tensione tra le due anime della Lega in Veneto resta alle stelle. Duro scontro tra Gianantonio Da Re e Massimo Bitonci a ieri sera a”Focus” || Massimo Bitonci e Gianantonio Da Re: le due anime della Lega e uno scontro che pare insanabile . L’istantanea negli studi di Focus racconta meglio di ogni altra analisi la tempesta dentro il Carroccio traballante che in Veneto perde mezzo milione di voti. Messo all’angolo da Fratelli d’Italia, che a Roma in chiave governo potrebbe riservare ministeri minori a Salvini e ai suoi, non certo l’agognato Viminale. La tensione non è mai arrivata così in alt. Il colonnello salviniano e l’ormai dissidente anima della Liga Veneta. Salvini e quel nutrito gruppo veneto, da Marcato a Bano arrivando a Boron solo per citare i più noti, che lo addita a principale responsabile del crollo, nelle ore in cui Umberto Bossi, fuori dal Parlamento dopo 35 anni, parla di necessità di ascoltare il Nord e Roberto Maroni, affonda il coltello sostenendo che per la Lega è ora di un nuovo leader. Lo chiede anche la netta maggioranza delle oltre 4mila telefonale arrivate in poco tempo per il sondaggio lanciato ieri sera da Ring. Mentre secondo i bookmaker internazionali, nel caso la Lega scelga di cambiare leader, avanti nei pronostici ci sarebbe Fedriga, in un testa a testa con Zaia, seguiti da Massimo Garavaglia e Giancarlo Giorgetti. Ma in attesa del vertice di queste ore, da via Bellerio il Capitano non sembra voler alzare bandiera bianca: e se nella riunuione di ieri con i governatori leghisti Salvini ha promesso di coinvolgere i territori ed è tornato a parlate di congressi , la rabbia resta. Nel mirino quella che da Re ha definito la pattuglia acrobatica del segretario, in testa il commissario veneto Alberto Stefani che sulla sua pagina Fb all’indomani del voto chiedeva a tutti “meno ciacole” e più fatti. Per l’anima salviniana lo schiaffo alle elezioni è il risultato dell’aver scelto per responsabilità di restare al governo, pagando lo scotto di non essere all’opposizione come Fratelli d’Italia, che ha potuto correre liberamente nella vasta prateria del dissenso. Ma è una spiegazio (Servizio di Nicola Zanetti)


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