VENEZIA – Per gli alberghi di Venezia è come essere “chiusi da decreto”: le attività della filiera turistica delle città d’arte “vanno svincolate dalla distinzione tra zone rosse, arancioni e gialle”. A chiederlo l’AVA in un tavolo di confronto con il sottosegretario all’economia Pierpaolo Baretta || “A Venezia non si lavora, al pari delle attività della zona rossa. Le realtà di mercato, in queste condizioni, non sono diverse – sostiene Vittorio Bonacini, pesidente dell’ Asociazione Veneziana Albergatori – i nostri soci soffrono la mancanza di ospiti tanto quanto gli albergatori di altre regioni che sono stati costretti a chiudere da decreto. Chiediamo di estendere alle tre città d’arte le facilitazioni e gli aiuti concessi agli alberghi che ricadono nelle zone rosse o arancioni”. Città d’arte come Venezia, Roma, Firenze, Napoli, sono quelle che hanno sofferto di più sotto l’aspetto del lavoro, operativo e degli arrivi, a differenza di città di mare o montagna, che con ll’estate sono riuscite a risollevarsi. Da qui l’incontro con il sottosegretrio all’economia Pierpaolo Baretta, con la proposta di estendere alle città d’arte le facilitazioni e gli aiuti concessi agli alberghi che ricadono nelle zone rosse o arancioni. Baretta, ha considerato la proposta “una strada su cui lavorare”: al momento risultano prioritari i ristori a chi ha dovuto chiudere “per decreto”. Infine il presidente Ava intervenuto sul tema attuale dei Covid Hotel – parla di momento transitorio, in cui si aspettano direttive più chiare dal governo. E a tal proposito arriva la specifica dell’assessore comunale al bilancio, MIchele Zuin, che conferma la cancellazione dell’imposta di soggiorno in caso di pernottamenti nelle strutture individuate come Covid Hotel – Intervistati VITTORIO BONACINI (Presidente Albergatori Veneziani) (Servizio di Luisa Bertini)


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