02/08/2022 CANAZEI – Domani sarà passato un mese esatto dalla tragedia della Marmolada, con 11 vittime, 8 venete. L’allerta scattata poco dopo le 13 di una domenica assolata: sul massiccio a cavallo tra le province di Belluno e Trento piombano silenzio e disperazione. || Sono passate da poco le 13 di domenica 3 luglio. Il ghiacciaio della Marmolada è meta di numerosi escursionisti, chi impegnati nella salita, chi nella discesa. Fa caldo: in vetta, a oltre 3 mila metri di quota, il termometro segna più di 10 gradi. D’un tratto un boato, simile al passaggio di un jet, il respiro di chi si sta rinfrancando della fatica al rifugio si ferma. Una montagna di ghiaccio, sassi e acqua piomba a valle a una velocità stimata in 300 km orari cancella la morfologia dei luoghi, strappa alla vita 11 escursionisti. 8 sono i veneti: quattro vicentini, Filippo Bari, Paolo Dani, Tommaso Carollo e Nicolò Zavatta, due padovani, i coniugi Davide Miotti e Erica Campagnaro, i fidanzati Emanuela Piran e Gianmarco Gallina, lei di Bassano, lui di Montebelluna. Dalle 15 in poi si susseguono i tweet del Suem del Veneto e ribattono istantanee di un pomeriggio funesto. Sul ghiacciaio si accendono i riflettori dei media che arrivano da tutto il mondo. Le più alte cariche dello Stato salgono fino a Canazei: il presidente del consiglio Mario Draghi, la presidente del Senato, Casellati, e alla loro presenza si unisce quella virtuale del Capo dello Stato e del Papa. “E’ finita nel peggiore dei modi” affermerà una settimana dopo il presidente Zaia, quando gli accertamenti dei Ris di Parma mettono nero su bianco le comparazioni dei Dna repertati in sei giorni di ricerche. Una delle pioù brutte pagine di storia delle nostre montagne. Una tragedia che si fa ancora fatica ad accettare, tanto meno a comprendere. Sono i glaciologi in quei giorni a spiegare come quel seracco sia scivolato, sospinto dall’acqua che scorreva ai suoi piedi. L’immagine di quel buco enorme, di un azzurro accecante, si staglia sopra il lago di Fedai. Sono i giorni delle ricerche, prima con i droni poi con le squadre attrezzate che setacciano palmo palmo la frana che restituisce brandelli di vita. Testimoni diretti e miracolosamente scampati alla tragedia affidano alle pagine della rivista fr – Intervistati ANDREA DE BERNARDIN SINDACO DI ROCCA PIETORE (AL TELEFONO) (Servizio di Tiziana Bolognani)


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