26/04/2022 LONGARONE – Proseguono a ritmo serrato le indagini coordinate dalla Procura di Belluno sul devastante incendio di un mese fa circa a Fortogna. Il fascicolo per ora resta aperto contro ignoti, l’ipotesi di reato è quella di incendio doloso. || Sarà difficile dimenticare l’inferno di Fortogna. Lingue di fuoco alte decine di metri, distanti per altrettanti dalle case arroccate sul costone che sovrasta il paese affacciato sulla 51 di Alemagna. Un fronte di quattro chilometri e più per un incendio i cui danni ingentissimi si aggirerebbero attorno ai 3 milioni di euro, che ha tenuto col fiato sospeso un’intera provincia e non solo in senso figurato. Tre inneschi, la mattina del 23 marzo scorso, sopra Becola, nella zona del Rio dei Frari, e un sospetto di dolo, per la quota dalla quale il rogo si è sviluppato. Le indagini coordinate dalla Procura di Belluno sono scattate immediatamente: chiusi gli accessi ai sentieri, controllati tutti i mezzi che uscivano, verificata con i vertici dell’esercito l’ordinanza che delimitava proprio quella vasta area adibita a esercitazione militare con armi da fuoco, prontamente smentita dal comando di Padova che pare avesse sospeso l’attività dopo l’incendio scoppiato il giorno prima fra Igne e Soffranco. Sull’attività investigativa vige il massimo riserbo. Quanto trapela è che si starebbero passando al setaccio le telefonate di quelle ore concitate. Un impegno poderoso per gli inquirenti che non vogliono lasciare nulla di intentato a fronte di un lavoro, che per i soli vigili del fuoco, si è tradotto nell’impiego di 261 unità e 142 mezzi a cui si aggiungono le ore volo di canadair ed elicotteri della protezione civile regionale, dei servizi di polizia, carabinieri e forestale, dell’azienda sanitaria locale e di tutti gli enti che a vario titolo sono stati chiamati a un tour de force di quasi una settimana. (Servizio di Tiziana Bolognani)


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