27/02/2022 VOLPAGO DEL MONTELLO – Ci sono simboli che non tramontano mai e altri che, dopo anni d’oblio, ritornano di moda. Uno di questi e’ il gelso, albero simbolo della civilta’ contadina che pare ora vada letteralmente a ruba. || C’erano una volta i gelsi, simboli di un’epoca contadina dove tutto si faceva e nulla andava buttato via. Alberi umili e robusti per secoli hanno disegnato gli orizzonti delle nostre terre. A volte messi a confine, piu’ spesso maritati con la vite in quella teoria di fili di ferro e pali che sono, speriamo ancora per lungo tempo, le bellussere. Gelso che, con il caco non mancava mai sulle aie delle case di campagna. Il primo con i frutti dolcissimi e tanto potassio dava sostanza alla famiglia il secondo era essenziale per far crescere i cavalieri ovvero i bachi da seta. Le sue foglie non troppo fresche ma nemmeno appassite dovevano venire costantemente sostituite sui letti colmi di bruchi mentre con le sue more di preparavano marmellate ma anche con la fermentazione sull’acqua un vinello leggero. Quanti attrezzi ma anche zoccoli utensili si ricavavano dal suo legno. Poi i giochi per bambini ma anche per adulti come la borrella dove di gelso potevano essere sia i birilli che le bocce. Poi la modernita’ d’un tratto l’ha reso inutile se non fastidioso per i lavori continui che richiedeva sulle aie diventati giardini. Le more macchiano, le foglie sporcano cosi’ per comodita’ meglio estirpare tutto. Inutile anche per gli agricoltori dove le siepi erano d’ingombro nel ritmo incessante dei trattori di campo in campo. Cosi’ alberi secolari sono diventati legna da ardere e i terreni diventati tabule rase hanno permesso ai venti di prendere forza diventando furie devastatrici. Ma non e’ la consapevolezza di scelte sbagliate a far tornare i gelsi sui nostri orizzonti ma le scelte di architetti del verde. – Intervistati TIZIANO DA ROS (Vivaista) (Servizio di Lucio Zanato)


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