06/02/2022 TREVISO – Sabato scorso la rielezione non senza difficolta’ di Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica. Uno spunto per ricordarsi come fosse difficile anche eleggere il doge nei secoli della Serenissima e perche’ il termine brogli o imbroglio e’ nato a Venezia. || Ieri come oggi sono i grandi elettori che scelgono il capo dello stato. E se per la 16 volta Roma ha designato il presidente della repubblica italiana nel 1500 era il maggior consiglio a scegliere il doge della repubblica di Venezia. E se a Montecitorio erano 1009 i grandi elettori a palazzo ducale si e’ arrivati anche a 2500 patrizi veneti pronti ad esprimere la propria preferenza. Solo che la procedura per la designazione era davvero complicata per evitare che ci potessero essere condizionamenti come ci racconta Valeria Favretto studiosa di storia Veneta e medievale.Razionalita’ e sorte dove i primi nove scelti ne scieglievano altri 40 che poi ne risceglievano altri 12 e cosi’ via fino ad arrivare a 41 che sceglievano il doge. Una carica importante per la quale molti patrizi ricchi erano disposti a spendere molto pur di catturare voti e per molti patrizi in disgrazia economica era un momento per raddrizzare cassa e debiti. Solo che durante le votazioni nessuno poteva parlare o fare cenni o ammiccamenti col risultato che gli accordi si facevano fuori. Il fuori in questione era un orto vicino Palazzo Ducale. UN giardinetto detto anche brolo dove i patrizi con la scusa di predere un po’ d’aria in realta’ combinavano l’elezione a suon di compravendita di voti. Ecco perche’ l’elezione era truccata in brolo e da qui il termine imbroglio per definire una situazione equivoca. – Intervistati VALERIA FAVRETTO (Studiosa di storia Veneta e medievale) (Servizio di Lucio Zanato)
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