11/01/2022 VENEZIA – Il 23 gennaio il picco dei contagi, il 12 febbraio quello dei ricoveri: è l’ultimo modello previsionale del Veneto, mentre il virus continua a registrare record di casi positivi. Intanto si apre la questione delle quarantene, che l’Inps non copre più a livello economico. || E’ una salita di cui ancora non si vede il culmine, quella del covid in Veneto: per arrivarci, secondo i modelli di previsione, occorreranno almeno altri dieci giorni. I contagi hanno registrato nelle ultime 24 ore una nuova impennata: 21.504 i nuovi casi, con 29 decessi. “Prevediamo il picco per il 23 gennaio – fa sapere il presidente del veneto Luca Zaia – e quello dei ricoveri per il 12 febbraio». Il momento di maggior stress degli ospedali lo si avrà quindi tra un mese, anche se l’incidenza dei ricoverati è nettamente inferiore a quella di dodici mesi fa. Se il numero dei pazienti nelle terapie intensive rimane stabile a 215, continua a salire quello dei ricoverati in area non critica, 1.680, con un aumento, nelle 24 ore, di 88 unità. Gli attualmente positivi, nell’intera regione, hanno superato la soglia dei 200mila, ma tra quarantene da contatto e isolamenti fiduciari i veneti costretti a casa sono molti di più. E per i lavoratori si apre una questione molto seria: dal 1 gennaio, l’Inps non parifica più il trattamento economico della quarantena alla malattia. Zaia non esita a sottolineare come questo sia, allo stato attuale, il più grosso problema in campo, ribadendo l’invito al Governo a rifinanziare la copertura dei periodi di assenza dal lavoro causa covid. – Intervistati LUCA ZAIA (Presidente Regione Veneto) (Servizio di Lina Paronetto)
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