11/11/2021 VENEZIA – Il film di Paolo Sorrentino presentato alla 78 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia è l’unico film italiano candidato sia agli Oscar europei, la cui premiazione si terrà a dicembre a Berlino, sia a Los Angeles per le statuette americane. || L’annuncio ufficiale di tutte le nomination sarà l’8 febbraio 2022 e la cerimonia di consegna degli Oscar si terrà a Los Angeles il 27 marzoPresentato da Netflix, prodotto da Lorenzo Mieli e Paolo Sorrentino, una produzione The Apartment (società del gruppo Fremantle), dopo essere stato in anteprima mondiale alla Mostra del cinema di Venezia, dove ha vinto il Gran Premio della Giuria e il premio Mastroianni al giovane protagonista Filippo Scotti, “È stata la mano di Dio” uscirà in cinema selezionati il 24 novembre e su Netflix il 15 dicembre 2021. Napoli, metà anni ottanta. Il diciassettenne Fabietto (Filippo Scotti, perfetto) nell’attesa che il Pibe de Oro firmi per la sua squadra del cuore, è immerso nella vivace e vitale gioiosità di papà bancario (Toni Servillo, col pilota automatico), mamma casalinga (Teresa Saponangelo, sublime, quel pianto nel silenzio che cos’è?), amorevole fratello più grande pieno di donne, nonché di un corollario di parenti e vicini di casa da ribaltarsi sulla poltroncina. È stata la mano di Dio inizia con una controllata/sorrentina doc (qui comunque Umberto Contarello alla scrittura non c’è e si vede). Anche se, va detto, è una sequenza filosoficamente propedeutica nel suo rallentato, simbolico surrealismo: la procace e un po’ matta zia di Fabietto – Luisa Ranieri – incontra San Gennaro e bacia il capo al munaciello per poi raccontare l’accaduto al furioso marito rimasto a casa che le dà della puttana. Insomma, dobbiamo crederle oppure no? È l’intervento divino, la spiritualità verace napoletana, che dà e che toglie. – Intervistati PAOLO SORRENTINO (REGISTA) (Servizio di Lorenzo Mayer)