VENEZIA – Ristoratori e baristi veneziani hanno manifestato in Campo Santo Stefano contro il dpcm che impone la chiusura dei locali alle 18.Già in crisi – hanno detto – il settore ora rischia il collasso. || Una tromba che intona il “silenzio” risuona per campo Santo Stefano.Non è ancora il funerale della ristorazione e dei pubblici esercizi veneziani ma poco ci manca: la seconda ondata di Covid e i conseguenti nuovi orari di chiusura anticipata rischiano infatti di rappresentare il colpo di grazia ad un settore che è già a terra. A terra come le tovaglie disposte sui masegni di Santo Stefano, imbandite di piatti, posate e bicchieri vuoti come lo sono (per lo meno dopo le 18) i locali cui appartengono. “Se non ci lasciano lavorare – dicono i manifestanti del settore – in Italia rischiano di chiudere 300mila aziende” L’aver voluto trovare in questa come in altre categorie il capro espiatorio del contagio è una critica che ristoratori ed esercenti muovono con ricorrenza all’ultimo dpcm.ELIO DAZZO – PRESIDENTE ASS. ESERCENTI PUBBLICI ESERCIZI VENEZIA11:03 per risolvere il problema – 11:22 O il cliente ecceteraLa manifestazione si chiude tutti in piedi ad ascoltare l’inno di Mameli. Quasi a ribadire la volontà di una nazione che si compatta per dare una risposta unitaria alla crisi del Covid. Risposta che però per i manifestanti non sono quelle arrivate con l’ultimo decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri. – Intervistati ERNESTO PANCIN (DIRETTORE ASS. ESERCENTI PUBBLICI ESERCIZI VENEZIA), ELIO DAZZO (PRESIDENTE ASS. ESERCENTI PUBBLICI ESERCIZI VENEZIA) (Servizio di Filippo Fois)