VENEZIA – La Fenice intende resistere anche alla seconda ondata di Coronavirus.Il teatro rimarrà aperto secondo strette regole anti-contagio per rappresentare – dice il sovrintendente Fortunato Ortombina – una sicurezza della vita sociale veneziana. || Avere come nome e simbolo l’uccello mitologico in grado di rinascere dalle proprie ceneri, ha evidentemente scritto il destino del Gran Teatro La Fenice, non solo in grado di riprendersi dai due devastanti incendi che la colpirono nel 1836 e nel 1996. Chiusa dal Covid, La Fenice si è reinventata con nuovi allestimenti anti contagio dal luglio di quest’anno, e ora nel pieno della seconda ondata, intende rimanere un punto fermo della città di Venezia. A partire da uncartellone sinfonico di 12 concerti, che comincerà a fine ottobre con Maurice Ravel; e comprende tra gli altri la Nona Sinfonia di Ludwig van Beethoven nel 250esimoanniversario della nascita, “La Mer” di Claude Debussy e i “Quadri di un’Esposizione” di Modest Musorgskij. Tre invece le opere liriche in programma.La sfida intrapresa dalla Fenice è stata quella di rispettare le norme anti contagio non solo negli spazi destinati al pubblico ma anche e innanzitutto in palcoscenico, dove il set consente in ogni momento agli artisti di esibirsi nel rispetto del distanziamento sociale. – Intervistati FORTUNATO ORTOMBINA (SOVRINTENDENTE E DIRETTORE ARTISTICO LA FENICE) (A cura di: Filippo Fois)


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