23/07/2025 CORTINA D’AMPEZZO – A Cortina la SeAm, partecipata al 100% dal Comune, nega lo smart working a una sua dipendente madre di due figli e si sottrae perfino al confronto istituzionale. Il caso di presunta discriminazione denunciato dall’avvocato giuslavorista Ivan Borsato. || Cortina, Regina delle Dolomiti. Ma per “Lisa” – questo il nome di fantasia – oggi ha il volto di una matrigna. Dipendente di Cortina marketing, braccio operativo del Comune ampezzano nella promozione turistica, Lisa vince il concorso pubblico bandito dalla Servizi Ampezzo nel 2022; nel 2024 diventa mamma per la seconda volta e il suo percorso professionale inspiegabilmente diventa a ostacoli. Lisa vive a 70 chilometri da Cortina, ha un contratto a tempo indeterminato, ma dopo la maternità si è vista revocare ogni possibilità di lavoro agile: all’ennesimo “no” e consapevole di compiere un “suicidio professionale”, pur avendo un impiego pubblico a tempo indeterminato, con determinazione, Lisa ha deciso di rendere pubblica la sua storia. Non per se stessa, dice il suo legale, ma per tutte le donne che ancora oggi, nel 2025, sono costrette a scegliere tra il lavoro e la maternità.La vicenda è arrivata sul tavolo della Consigliera di Parità e dell’Ispettorato del Lavoro. Ma alla prima convocazione, l’azienda non si è nemmeno presentata. Successivamente c’è stato un contatto con la legale della società, irremovibile sulla concessione dello smart working, nemmeno in formula mista, per non creare precedenti,”inesistenti” al momento, secondo l’avvocato Borsato, visto che nessuno fra i dipendenti si trova nella condizione della sua assistita.La storia di Lisa lascia l’amaro in bocca e impone una riflessione sull’importanza di far emergere le discriminazioni verso le donne, le mamme, le lavoratrici per continuare a lottare per i diritti di tutte le Lisa. – Intervistati IVAN BORSATO GIUSLAVORISTA (AL TELEFONO) (Servizio di Tiziana Bolognani)

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