29/05/2025 MARGHERA – Il sito industriale del polo chimico di Porto Marghera affronta una fase decisiva: sostenibilità e riconversione. Facendo nel frattempo aumentare le preoccupazioni sindacali in assenza di una vera programmazione. || L’industria chimica italiana, e con essa il polo strategico di Porto Marghera, attraversa una fase decisiva. Il rilancio del settore passa necessariamente attraverso la modernizzazione degli impianti, puntando su innovazione e sostenibilità per aumentare la competitività e ridurre l’impatto ambientale. Si parla anche di una possibile riconversione dell’area in chiave logistica, aprendo nuovi scenari di sviluppo. E non mancano le tensioni. Le organizzazioni sindacali veneziane – di Cgil, Cisl e Uil – hanno lanciato un duro attacco al piano industriale di Eni Versalis, definendolo una vera e propria “resa industriale”. Il timore è quello di un effetto domino a livello nazionale: la chiusura degli impianti di cracking a Brindisi e Priolo potrebbe rappresentare il colpo finale per una filiera che dà lavoro, direttamente e indirettamente, a centinaia di migliaia di persone.Secondo i sindacati, la multinazionale avrebbe scelto di disimpegnarsi progressivamente dal settore, privilegiando logiche di profitto a breve termine e mettendo a rischio un intero ecosistema industriale.Le critiche si estendono anche al Governo, accusato di non aver messo in campo una visione industriale capace di tutelare il settore chimico nazionale. – Intervistati DANIELE GIORDANO (Segr. Gen. Cgil Venezia), MICHELE ZANOCCO (Segr. Gen. Cisl Venezia), MAURIZIO DON (Segr. Gen. Uiltec Veneto) (Servizio di Nicola Marcato)
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