02/05/2025 VITTORIO VENETO – La notizia del commissariamento del monastero e della fuga di suore ha colpito profondamente la comunita’ di Vittorio Veneto che a suo tempo era rimasta un po’ perplessa sulla scelta di aprire il brolo della stuttura religiosa alla coltivazione del Prosecco. || Eccolo il prosecco della discordia, quello che, secondo piu’ di qualcuno che ha frequentato le parti concesse del monastero di San giacomo di Veglia, sarebbe la causa della clamorosa scissione tra monache.Mario Braido e’ stato per decenni uno dei fiduciari delle religiose imparando a conoscerne in parte le dinamiche interne. E quell’idea di far entrare la quotidianita’ al di la’ degli spazi concessi nei secoli sarebbe stata subito osteggiata dalle suore piu’ anziane che avrebbero portato le loro istanze in Vaticano fin quasi al soglio di Pietro. Dentro quelle mura con la nomina di Madre Aline a badessa del monastero si sarebbero contrapposte due visioni; da una parte quella moderna piu’ aperta che non disdegnava anche obbiettivi economici vedendo nel prosecco un modo per pagare bollette ma anche oltre 20 mila euro di restauro della chiesa interna. Dall’altra invece la conservazione della clausura e dell’allontanamento dalla vita quotidiana per dedicarsi completamente alla riflessione e la preghiera. In mezzo anche una caduta verticale della presenza di fedeli alle funzioni rispetto a Suor Maria Rosaria la Badessa che resse il monastero fino al 2021 anno della sua scomparsa e che nel 1985 accolse un Papa Woitjwa impressionato da quanto raccontavano di lei e della sua fede i porporati in Vaticano. Segno dei tempi o visioni differenti su monachesimo e clausura fattosta’ che cittadini e fedeli sono i primi a risentire di questa spaccatura. – Intervistati MIRELLA BALLIANA (Sindaco di Vittorio Veneto) (Servizio di Lucio Zanato)

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