14/02/2025 VENEZIA – La Procura di Venezia ha chiuso le indagini dell’inchiesta “Palude” confermando le accuse di corruzione in concorso per il sindaco Brugnaro, i suoi collaboratori Ceron e Donadini e il magnate di Singapore Kwong.Ora la parola passa alle difese che hanno venti giorni di tempo per replicare. || Le indagini dell’inchiesta “Palude” sono ufficialmente chiuse.E la Procura ha confermato, tra le altre, l’accusa di concorso in corruzione al sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, ai suoi capo e vice capo di gabinetto Morris Ceron e Derek Donadini, all’imprenditore di Singapore Ching Chiat Kwong.Chiusa l’indagine si attendono nei prossimi venti giorni le repliche delle difese.Questo filone dell’inchiesta ruota attorno alla trattativa di vendita dell’area dei “Pili”: 41 ettari tra San Giuliano e Porto Marghera accanto al Ponte della Libertà, acquistati nel 2005 da Brugnaro – allora semplice imprenditore – come unico partecipante di un’asta del Demanio per circa 5 milioni di euro e offerti poi al magnate di Singapore per 150 milioni.Un aumento di prezzo che secondo l’accusa «andava a remunerare la promessa dei pubblici ufficiali di adozione dei provvedimenti edilizi e varianti urbanistiche, in particolare la promessa di raddoppio dell’indice di edificabilità dell’area, con interventi anche di carattere commerciale che avrebbero grandemente elevato il valore dell’area consentendo alla società di Ching, realizzatrice dell’intervento, di ricavare circa un miliardo e mezzo di euro».Sempre secondo l’accusa, Ching è stato allettato durante la trattativa dalla vendita di un immobile pubblico, Palazzo Papadopoli, ex sede della polizia locale, il cui prezzo è sceso da 14 a 10,8 milioni di euro.Brugnaro è stato eletto per la prima volta sindaco nel 2015 e dal 2017 la sua holding di imprese “Porta di Venezia” che detiene anche la porprietùà dei pili è in blind trust. Ora la parola passa alle difese. (Servizio di Filippo Fois)
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