12/02/2025 RIESE PIO X – Femminicidio di Vanessa Ballan. Nuova udienza in tribunale a Treviso. Il killer Bujar Fandaj chiede il percorso della “Giustizia riparativa”. I famigliari della vittima: «No, il dolore è troppo grande». || Era presente in aula il killer di Vanessa Ballan, la 26 enne incinta di due mesi, uccisa a coltellate il 19 dicembre del 2023 nella sua abitazione a Spineda di Riese Pio X. Bujar Fandaj ha assistito anche alla prima udienza dibattimentale. I legali dell’uomo gli avvocati Chiara Mazzocato e Daria Bissòli, hanno dichiarato la disponibilità del 40 enne a seguire un percorso di “giustizia riparativa” che se fosse accettata, porterebbe ad uno sconto della pena. Il no categorico dei famigliari della vittima: «nessun incontro con lui, troppo forte il nostro dolore» . Non sono pronti ad affrontare e parlare con l’assassino di Vanessa hanno detto gli avvocati Simone Guglielmin e Eva Baggio. La Corte d’Assise su questo si è riservata la decisione. Non solo i legali dell’artigiano kosovaro, hanno anche reiterato la richiesta di rito abbreviato che però sarebbe ammissibile solo nel caso decadesse l’aggravante della premeditazione. Richieste queste che eviterebbero a Fanday Bujar l’ergastolo. Accusa e difesa si sono accordate per un processo “lampo”: tutti gli atti d’indagine sono stati acquisiti nel fascicolo del procedimento e quindi non saranno sentiti testimoni né sarà effettuato l’esame dell’imputato, che forse rilascerà delle dichiarazioni spontanee. L’udienza è stata rinviata al 24 giugno prossimo, giornata in cui ci sarà la discussione. Un omicidio efferato: Vanessa non ha avuto nessuna possibilità di difendersi alla furia omicida del 40 enne che è entrato nell’abitazione della giovane donna, con la quale aveva avuto una breve reazione, scassinando la porta finestra del salotto. Con se una borsone: dentro con un martello e due coltelli. Fandaj ha colpito la 26 enne almeno 8 volte al torace al fianco. Quello che non sapeva era che la donna portava in grembo il secondo figlio del compagno Nicola. I parenti della vittima, costituiti come parti civili – compreso il figlioletto di 5 anni – hanno chiesto un risarcimento pari a oltre 2 milioni di euro. (Servizio di Daniela Sitzia)
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