15/01/2025 TREVISO – Ricoverata nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Treviso, per aver tentato di togliersi la vita, una donna si è sucidata con un nastro. Secondo la famiglia ci sarebbero delle responsabilita e si oppone all’archiviazione. Il giudice si è riservato la decisione || Aveva manifestato manie suicide tanto che i carabinieri avevano allertato i sanitari dell’ospedale. Era il 4 febbraio 2024. La donna 50 enne dell’hinterland trevigiano era stata ricoverata nel reparto di alta vigilanza di psichiatria del Ca’ Foncello. Dopo 5 giorni la paziente era stata trovata priva di vita, dal personale. Si era uccisa con un cordino di raso di quelli del tipo da pacco regalo. Nastro che secondo i famigliari non era mai stato disposizione della donna, non era con gli indumenti che erano stati controllati dal personale infermieristico prima di essere consegnati a lei. Immediatamente era stata aperta un’inchiesta. Ma nei giorni scorsi il pubblico Ministero ha chiesto l’archiviazione ritenendo l’evento imputabile ad un’imprevedibile e inspiegabile disponibilità della signora del nastrino. L’avvocato della famiglia Jenny Lopresti si è opposta all’archiviazione. Nessuna indagine sarebbe stata effettuata sulla provenienza del cordino e sul perché fosse finito nella mani della paziente ad alto rischio. Fra l’altro il giorno prima del suicidio avrebbe anche tentato di tagliarsi. Insomma per la famiglia ci sarebbero delle responsabilità sulla morte della donna. Il giudice si è riservato la decisione. «Ci dispiace moto per la famiglia ha spiegato il direttore generale dell’Ulss2 Francesco Benazzi, in quel reparto il personale è altamente qualificato e preparato ad affrontare ogni situazione. Nessuno riesce a spiegarsi come quel nastrino sia finito nelle mani della paziente». I controlli sulle persone ricoverate vengono effettuati dal personale ogni 10 minuti. La sorveglianza è massima spiega ancora il direttore generale, non possiamo legare i pazienti, facciamo di tutto per garantire loro la sicurezza e sorvegliarli, ma come in questo caso, può capitare» (Servizio di Daniela Sitzia)
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