07/12/2024 VENEZIA – Tante le denunce sulla situazione al collasso nel carcere di Santa Maria Maggiore. Questa volta, però, il grido d’allarme arriva direttamente dai detenuti, in esclusiva ai nostri microfoni. || Le grida arrivano da una delle finestre sbarrate del carcere di Santa Maria Maggiore, a Venezia. In una mattinata qualunque, con la testa tra le sbarre per riuscire a farsi sentire, alla vista delle nostre telecamere, alcuni detenuti ci chiedono di raccontare, attraverso la loro voce, le condizioni in cui si vive nella struttura. L’ultimo suicidio, lo scorso 5 novembre, il terzo a Venezia dall’inizio dell’anno, il 79esimo in Italia. Una situazione al collasso, quella di Santa Maria Maggiore, che da tempo è sotto gli occhi di tutti con le tante, troppe denunce, soprattutto nell’ultimo anno, di sindacati, politici, ma anche agenti di polizia penitenziaria, a loro volta in condizioni al limite con turni di servizio e carichi di lavoro massacranti, oltre alle aggressioni. Marco, usiamo un nome di fantasia, ha 26 anni, poco meno di un anno e potrà tornare libero, ci racconta che così non è umano scontare una pena, e lancia un appello. L’ennesimo.Un grido disperato con la speranza che non resti tra quelle mura e prima di rientrare, un pensiero dal carcere veneziano va a Giulia Cecchettin. (Servizio di Ilaria Marchiori)


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