19/11/2024 VENEZIA – Inchiesta Palude. Secondo il Tribunale del Riesame di Venezia è ragionevole pensare che ci fosse un accordo illecito tra le parti nella vendita dei Pili. || Poche settimane e la Procura di Venezia deciderà se mandare a processo gli indagati della cosiddetta inchiesta “Palude”, intanto sono stare rese note le motivazioni per cui il Tribunale del Riesame ha rigettato il dissequestro del materiale trovato dalla Guardia di Finanza durante le perquisizioni al capo e al vice capo di gabinetto Morris Ceron e Derek Donadini, entrambi indagati col sindaco.La vicenda riguarda la presunta trattativa di vendita dell’area dei Pili, di proprietà di Luigi Brugnaro al magnate di Singapore Ching Chiat Kwong.Secondo il tribunale del riesame, gli elementi raccolti dalla Procura portano «ragionevolmente a ritenere che vi fosse un accordo (illecito) tra le parti, avente ad oggetto l’adozione dei provvedimenti urbanistici e edilizi indispensabili per l’attuazione del progetto, cosi come predisposto e integrato dalle parti allo scopo di garantirsi ciascuna la massimizzazione dei profitti, sebbene contrastanti con la vigente regolamentazione e con l’interesse generale». Per i giudici è anche «intrinsecamente attendibile» la ricostruzione fornita da Claudio Vanin, l’imprenditore che diede via all’inchiesta con le sue dichiarazioni. In un quadro in cui costituirebbe un ulteriore riscontro all’esistenza della trattativa anche l’esposto presentato da Ching nel 2022. Verrebbe confermata l’intenzione comunale sul cambio di destinazione da verde a commerciale e residenziale, con l’impegno da parte di Ching di edificarvi un palasport per la Reyer di Brugnaro, scontandone il prezzo dal costo dei terreni. Agli atti anche due bozze contrattuali di vendita, con una clausola risolutiva nel caso in cui il Comune non avesse approvato la variante necessaria. (Servizio di Filippo Fois)
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