21/09/2024 CORTINA D’AMPEZZO – Ha suscitato clamore e sconcerto, nel mondo ambientalista e non solo, la notizia della condanna emessa dal Tribunale di Belluno nei confronti di Alberto Peruffo, storico, ambientalista, alpinista e attivista vicentino del comitato contro i PFAS. Il reato? Quello di avere imbrattato un pilone di sostegno della cabinovia “Freccia nel cielo” a Cortina durante la manifestazione dello scorso febbraio a difesa dei larici abbattuti per fare spazio alla nuova pista da bob. || “Non torneranno i larici”. Una scritta a piccoli caratteri gialli, realizzata con colore lavabile su un pilone d’acciaio della cabinovia Freccia del Cielo a Cortina, un monito simbolico lasciato al termine della manifestazione del 19 febbario scorso, organizzata per difendere dal taglio i 500 larici del bosco di Ronco a Cortina, abbattuti per fare posto al cantiere dove si sta realizzando la pista olimpica da bob. Per aver vergato quelle parole, mutuate dal titolo del suo libro-denuncia dell’inquinamento da Pfas delle terre vicentine intitolato “Non torneranno i prati”, Alberto Peruffo, storico, ambientalista e attivista, è stato denunciato al Commissariato di Cortina. La segnalazione è arrivata alla Procura di Belluno che ha aperto un fascicolo e Peruffo è stato condannato dal tribunale per il reato di imbrattamento communtato in una pena pecuniaria di 500 euro, ridotta a 400.La storia di Alberto Peruffo parla da sola: “da anni lo storico vicentino è in campo per la difesa del territorio veneto da grandi disastri” riferiscono le associazioni ambientaliste riunite nel coordinamento “Peraltrestrade”, stupite dalla solerzia ed efficienza nel perseguire l’azione di Peruffo e speranzose che simili prove di buon funzionamento della giustizia vengano garantite in tutti i casi in cui sono segnalate indagini, verifiche e interventi a tutela dell’ambiente. – Intervistati ALBERTO PERUFFO STORICO E ATTIVISTA (AL TELEFONO) (Servizio di Tiziana Bolognani)
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