27/01/2021 VO – Ospita dal 2012 il Museo della Shoah e del paesaggio Villa Contarini Giovanelli-Venier a Vo’ Vecchio. Dei 47 ebrei che partirono da qui destinazione Auschwitz, tornarono solo in tre. || «Da questo sono campo sono passati una settantina di ebrei padovani catturati a seguito dell’ordinanza 5 del 30 novembre del 1943, già il 1° dicembre questo palazzo era stato trasformato in campo di raccolta». Claudio Lovison è socio di Creativò l’associazione che si occupa della gestione del Museo della Shoah e del Paesaggio ospitato a Vo’ Vecchio da Villa Contarini Giovanelli-Venier. Anna Zevi aveva trent’anni quando venne prelevata con la madre Emma Ascoli Zevi nella merceria di famiglia in Piazza Maggiore a Este, le prime persone a essere rinchiuse qui. Quasi otto mesi a dormire, con i compagni di prigionia, al terzo piano della villa tra i vigneti e la trachite dei Colli Euganei. Con loro altre 69 persone. Da qui ne partirono 47 destinazione Auschwitz, il trasferimento coordinato dal capitano tedesco Willy Lembcke. Anna ed Emma, come la maggior parte dei deportati, morirono nelle camere a gas all’arrivo al campo il 3 agosto 1944. Dal lager tornarono in tre. Questa nobile dimora veneziana restaurata a metà ottocento dalla famiglia Giovanelli-Venier fu tra i primi campi di concentramento aperti in Italia. «La permanenza di queste persone è stata nei primi mesi un po’ difficile – continua Lovison – per il freddo e il cibo scarso. Era severo il primo comandante, con il secondo andò meglio: le persone potevano anche uscire, i ragazzi anche nuotare nel fiume, in piazza a giocare. Fino al 17 luglio 1944». Una vicenda narrata di bocca in bocca a Vo’ Vecchio ma riportata alla luce dalla passione storica dell’atestino Francesco Selmin che un libro lo ha dedicato solo ai bambini del campo di Vo’ con il ricordo di una notte particolare quella della notte di Pasqua del 1944: «Durante la veglia della notte di Pasqua notte – continua Lovison – i bambini cantarono un famoso inno ebraico alla presenza del parroco di allora don Giuseppe Rasia. Deportati prima a Padova, poi a Trieste, gli ebrei vennero deportati ad Auschwitz. Durante la selezione la maggior parte furono inviati – Intervistati CLAUDIO LOVISON (Associazione Creativò) (Servizio di Chiara Gaiani)