20/07/2024 VENEZIA – A Venezia le indagini hanno fatto emergere un quadro generale di illeggittimità diffusa e consolidata. Una sitazione, secondo gli inquirenti, che si verificava tanto in Comune quanto nelle partecipate o in Città Metropolitana. || Fin da subito le indagini svolte dalla procura sul Comune di Venezia hanno fatto emergere “un contesto amministrativo improntato a un’illegittimità diffusa”. una “corruzione ambientale”, con criticità nella struttura amministrativa del Comune, delle partecipate, nella Città Metropolitana e in strutture regionali come la Commissione Vas o l’Arpav.E’ un quadro inquitante quanto clamoroso quello descritto nelle richieste di misure cautelari dei pm. Tutte le interferenze sull’attività amministrativa, notano i pm, “sono avvenute senza nessuna reazione e opposizione da parte dei funzionari”, segno che per loro era “prassi consolidata e accettabile”. A detta dei magistrati, le regole di trasparenza e di perseguimento dell’interesse pubblico “appaiono non raramente sacrificati” a favore degli “interessi particolari degli amministratori” e degli imprenditori con “rapporti privilegiati e occulti”.Secondo i magistrati negli ultimi tempi l’ex assessore Renato Boraso si sarebbe “particolarmente dedicato” ai progetti del “Bosco dello Sport”, dove avrebbe “già raggiunto accordi corruttivi” per inserire alcune imprese nell’area e per l’aggiudicazione di alcune opere.Intantocambi di telefono, sistemi anti-trojan, tecnologie anti-infiltrazione per evitare d’essere intercettati dagli investigatori hanno rappresentato una continua sfida per la Gdf, tanto da meritarsi un capitolo proprio, nella richiesta di misure cautelari firmata dai pm. Alcunifunzionari pubblici avrebbero perfino chiesto alla società comunale Venis di avere “apparati di ultima generazione non infiltrabili”. – Intervistati MARCO GASPARINETTI (CAPOGRUPPO TERRA E ACQUA 2020) (Servizio di Filippo Fois)

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