16/07/2024 VENEZIA – Dalle trattative di vendita dell’area dei Pili a quelle del palazzo comunale Papadopoli. Ecco alcuni filoni dell’inchiesta. || «Risulta evidente che possa sussistere una correlazione immediata e diretta tra gli atti discussi e varati dal Consiglio comunale alla presenza del sindaco Brugnaro ed i suoi interessi privati.» E’ un passaggio dell’atto di sindacato ispettivo del 30 luglio 2019 a prima firma dell’allora senatore Andrea Ferrazzi, seguita da quella di altri 22 parlamentari, indirizzato all’allora presidente del consiglio Giuseppe Conte. Argomento l’area dei Pili: che Brugnaro non ancora in politica acquistò dal demanio nel 2006 per circa 5 milioni di euro. Allora si ipotizzava la costruzione di un palasport. Oggi in un passaggio del decreto di perquisizione del vice capo di gabinetto del sindaco Derek Donadini si legge che Brugnaro, Ceron e Donadini “concordavano con l’imprenditore cinese Ching – che puntava a rilevare l’area – il versamento di 150 milioni in cambio della promessa di far approvare, grazie al loro ruolo all’interno dell’ente comunale, il raddoppio dell’indice di edificabilità sui terreni e e l’adozione di tutte le varianti urbanistiche necessarie all’approvazione di un progetto edilizio commerciale e residenziale di 348.000 mq.”In un altro passaggio dello stesso documento si legge che per facilitare le trattative di vendita dei terreni di Brugnaro; Brugnaro, Ceron e Donadini “concordavano con Ching e il suo rappresentante in Italia Luis Lotti, la cessione di Palazzo Poerio Papadopoli al prezzo di oltre 10 milioni di euro, riducendo attraverso l’esercizio dei loro poteri amministrativi il suo valore di stima: 14 milioni”.”La riduzione del valore dell’immobile comunale, precedentemete sede della Polizia Locale e ancora prima scuola, è avvenuta effettivamente – scrivono i magistrati – attraverso il compimento di atti contrari ai doveri di ufficio posti in essere da Brugnaro, da Ceron e Donadini, che agivano per conto del primo”. (Servizio di Filippo Fois)


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