01/06/2024 VIGONZA – Il femminicidio di Vigonza. Giada Zanola temeva la diffusione di video intimi, lo aveva confidato alle amiche. Il compagno accusato di omicidio resta in carcere e ieri si è svolta l’autopsia sul corpo della 33enne || L’autopsia sul corpo martoriato di Giada Zanola è durata ore. Le riposte per chiarire ulteriori aspetti della morte della giovane mamma di Vigonza, gettata dal cavalcavia dal compagno, però arriveranno dagli esiti degli esami tossicologici eseguiti e dalle analisi del prelievo dei tessuti. Bisognerà attendere almeno 30 giorni. Gli investigatori vogliono capire se Giada sia stata gettata dal cavalcavia viva o morta, oppure se fosse stata drogata o sedata con dei farmaci. Giada Zanola alle amiche aveva cofidato di aver paura di essere avvelenata dal compagno. E tra gli altri timori di Giada che emergono dalle testimonianze delle conoscenti anche un aspetto inquietante. La 33enne temeva che Andrea Favero, mettesse in rete video intimi per ricattarla. Per questo verranno effettuati accertamenti tecnici sul cellulare dell’uomo, mentre lo smartphone di Giada non è ancora stato trovato. Andrea Favero litigava spesso con Giada, le nozze erano state annullate, lui era violento questo la 33enne lo aveva confidato anche al nuovo fidanzato con cui doveva andare a lavorare tra pochi giorni in un distributore di benzina a Vigonovo. Le foto di lividi ed ecchimosi sul corpo di Giada erano state inviate anche ad un’amica di Brescia. Andrea Favero durante l’interrogatorio di garanzia non ha parlato. Il giudice ha disposto la misura cauterale in carceree e rigettato l’istanza di arresti domiciliari fatta dall’avvocato d’ufficio. Il camionista 38enne non è andato oltre le parziali ammissioni fatte al momento del fermo della polizia. Si è trincerato dietro un vuoto di memoria. Il suo ricordo, stando alle sue parole, si ferma al momento in cui ha fatto salire Giada in macchina martedì notte dopo che a suo dire lei era uscita di casa dopo un litigio. Ma questa è la sua versione. Favero ha anche cercato di costruirsi un alibi mandando un sms alle 7.30 di mercoledì mattina alla compagna, quando lei era già morta e i suo corpo straziato dal volo dal cavalcavia e dall’investimento di un camio (Servizio di Valentina Visentin)


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